“Spiegazione XXIV Tesi del Tomismo”
Diciottesima Tesi
Parte Seconda,
Lezione n.18
a cura di Don Curzio Nitoglia
“Spiegazione XXIV Tesi del Tomismo”
Diciottesima Tesi
Parte Seconda,
Lezione n.18
a cura di Don Curzio Nitoglia
Mons. Christophe J. Kruijen, sacerdote della diocesi di Metz, alla Congregazione per la Dottrina della Fede dal 2008 al 2016 e autore del recente articolo À propos de l’interdiction de la communion donnée sur la langue, ha spiegato alla Nuova Bussola Quotidiana il limite dei vescovi e delle conferenze episcopali nel vietare di ricevere la Comunione sulla lingua e quali possibilità si hanno di distribuirla così nonostante l’imposizione.
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Tra i pochi personaggi femminili della Commedia, Sapia, protagonista del canto XIII, è forse la più sgradevole. Così francamente sgradevole da risultarmi paradossalmente simpatica (forse per una certa mia tendenza a simpatizzare con gli antipatici che non si sforzano di piacere). Mi intenerisce perché non è una che “sa stare al mondo”: un’intelligenza «sottile e intransigente» (Chiavacci Leonardi), facile a degenerare in puntiglioso sarcasmo, le vieta quel savoir faire che tanto conta nella vita di società e che consiste nel saper sacrificare la precisione del giudizio all’esigenza di “lubrificare” i rapporti con gli altri. [Ne parlammo un po’ quando eravamo all’inferno, nella bolgia degli adulatori: chi non ricorda può andare a vedere il nostro diario di viaggio, Andare all’Inferno (e uscirne), alle pp.184-85]. Sapia è della razza di quelli che preferiscono perdere un amico (ammesso che ce l’abbiano) piuttosto che una battuta e questo tratto della sua personalità…
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Sono sempre stato dell’avviso che più e meglio di parlare della castità è viverla (la castità). E tuttavia occorre ogni tanto “semplicemente” parlarne. Perchè può persino succedere che le coscienze siano talmente addormentate che si finisce per perdere di vista quello che è un sano comportamento in riferimento alla temperanza (clicca qui) e nella sua specifica “applicazione”:
La temperanza, applicata all’ambito della trasmissione della vita, prende il nome di castità, virtù che proscrive ogni godimento sensuale non ordinato al nobile fine della procreazione. Nel rapporto coniugale, senza porre alcun tipo di impedimento alla sua fecondità naturale, le persone sposate devono evitare gli atti di libidine e privilegiare le espressioni di affetto, compiendolo in modo conforme alla loro dignità di esseri creati a immagine di Dio che riproducono l’unione tra Cristo e la Chiesa (cf. Ef 5, 31-32).
San Giuseppe visse il matrimonio con Maria nella continenza perfetta, alla quale sono…
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Aldo Maria Valli recensisse sull’argomento un libro di mons. Bonivento.
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Vado a leggere quello che avevo scritto due anni fa in questo giorno, in cui si celebra la più cattolica delle feste e, dato che la penso esattamente allo stesso modo, mi ripeto. Noi vecchi lo facciamo spesso (e finché ce ne accorgiamo va ancora bene).
«Oggi la chiesa celebra la festa della “Cattedra di san Pietro”. Festeggia la cattedra, chiunque la occupi. Si può anche dire: a prescindere da chi la occupa pro tempore. Festeggia e ringrazia Dio per avere il papa, non questo (o quel) papa.
La parola cattedra propriamente indica il trono, su cui il vescovo siede per impartire l’insegnamento ed esercitare il governo. A noi però fa venire in mente la scuola, e non è poi così sbagliato, giacché i padri della chiesa definivano la chiesa “una scuola in cui Cristo è il solo maestro” (Clemente Alessandrino).
Senza cattedra, non c’è scuola. Ma quelli che…
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Nel dono mistico della fusioni dei cuori, il Signore unisce il proprio cuore con quello di un’anima.
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