Il “nucleo poetico”, elementare e fortissimo, della prima parte di questo canto è la sofferenza di fronte alla profanazione del corpo umano. Quando Dante guarda «ne lo scoperto fondo» della quarta bolgia vede «gente per lo vallon tondo / venir, tacendo e lagrimando, al passo / che fanno le letane in questo mondo» (vv. 7-9). Dopo la falsa confessione del papa simoniaco, ecco la falsa processione degli indovini: non c’è niente da fare, il male non ce la fa a non essere una trista parodia del bene. (Non può essere altro che questo, a ben vedere).
Ma cosa vede, quando passa dallo sguardo d’insieme alla messa a fuoco dei singoli corpi? «Come ‘l viso mi scese lor più basso, / mirabilmente apparve esser travolto / ciascun tra ‘l mento e ‘l principio del casso, // ché da le reni era tornato ‘l volto, / e in dietro venir li…
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