Contro ogni previsione del lettore perbene, il poeta insiste a parlare di scoregge: vuole dirci che il peto finale del canto XXI non gli è “scappato” (può capitare …) ma l’ha proprio voluto e pensato. Ci tiene, tanto da esibirsi nell’impresa di impalcare il “ponte” tra XXI e XXII (la continuità fra i due canti è fortissima, come raramente vediamo nell’intera Commedia) sulla struttura più “aerea” che si possa immaginare: una scoreggia, appunto. (Roba da stracciare la più audace e immaginifica delle archistar dei nostri tempi: lo faccia Calatrava, se ne è capace!).
I primi dodici versi nel nuovo canto Dante li ricama infatti sul tema della difformità di quella «diversa cennamella» diabolica rispetto a tutti gli altri segnali militari che egli ha visto in vita sua. È il pretesto per sciorinare davanti ai nostri occhi alcune belle scene di manovre guerresche («Io vidi già cavalier muover campo, /…
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