Non sia mai! Questo è ciò che la mentalità moderna in ogni caso non accetta: può ammettere che si ponga un freno alle applicazioni dell’ingegno umano, ma non al suo libero dispiegarsi nella ricerca di conoscenze. Il presupposto di questo convincimento così radicato e diffuso è l’idea che il giudizio morale riguardi solo l’agire, non il conoscere. Che vi sia una moralità della conoscenza, nella nostra prospettiva, è escluso. «Virtute e canoscenza» – il binomio della formula di Ulisse che sta al centro di questo canto – letto in questa chiave non può che essere un’endiadi, poiché la conoscenza in quanto tale è sempre e comunque virtuosa.
Questo modo di pensare, tuttavia, trascura e finisce per negare l’unità della persona umana. Esiste, al contrario, una moralità della conoscenza e, corrispondentemente, una radice noetica (o dianoetica, come avrebbe detto Aristotele) di tutti i comportamenti, virtuosi o viziosi dell’uomo: ci si comporta…
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