«Qual dolor fora, se de li spedali / di Valdichiana tra ‘l luglio e ‘l settembre / e di Maremma e di Sardigna i mali // fossero in una fossa tutti ‘nsembre, / tal era quivi, e tal puzzo n’usciva / qual suol venir de le marcite membre» (vv. 46-51). Così comincia la similitudine impiegata per farci capire com’è questa decima e ultima bolgia.
Per descrivere la nona bolgia Dante aveva detto: «S’el s’aunasse ancor tutta la gente / che già, in su la fortunata terra / di Puglia, fu del suo sangue dolente / […] con quella che sentio di colpi doglie / […] e l’altra il cui ossame ancor s’accoglie / […]» eccetera eccetera (cfr. XXVIII, vv. 7-21).
La mossa è analoga: passando dalla bolgia degli scismatici a quella dei falsari, cambia il sapore ma non l’intensità del senso di oppressione che proviamo, quella non diminuisce affatto. Con…
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