«Guarda come passi: / va sì, che tu non calchi con le piante / le teste de’ fratei miseri lassi» (vv. 19-21). Dante non si è ancora mosso che già viene raggiunto da questo monito, pieno di un’ironia feroce: attento a non pestare le teste dei fratelli. Perché qui siamo tutti fratelli.
Il che è vero, beninteso, in senso letterale poiché ci troviamo nella Caina, la zona di Cocito in cui sono posti i traditori dei parenti (per sineddoche, i fratelli appunto). Ma è anche atrocemente falso, perché qui c’è tutta gente che i fratelli li ha ammazzati, venduti, odiati senza ritegno alcuno. “Fratelli”, che bella parola: le umane imprese di aggregazione, i grandi movimenti di unità e pace universale tra gli uomini sono prodighi di titoli impegnativi per i loro adepti: compatrioti, compagni, camerati … fratelli, è il massimo (i massoni, per esempio, si chiamano così). Fratelli…
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