Questa non sono mai riuscito a farla digerire ai miei studenti (alle ragazze soprattutto). Che la scena centrale di questo canto – col calcio in faccia, la rissa verbale e l’accanimento di Dante nello strappare a ciocche i capelli di un peccatore per farlo confessare – fosse “giusta”, nel senso di comme il faut, cioè proprio quel che ci vuole a questo punto (come io ho sempre zelantemente sostenuto ogni volta che l’ho letta in classe) non l’hanno mai accettato fino in fondo. Avevano ragione loro, ma avevo ragione anch’io – pur senza essere adeguatamente conscio del motivo, che mi è risultato più chiaro solo in quest’ultima senile lettura.
In realtà, qui è tutto sbagliato, ma proprio nel suo essere tutto sbagliato tutto è come dev’essere; tutto è come non potrebbe essere altrimenti, qui nell’inferno dell’inferno. Quale altro modo ci sarebbe, infatti, per darci almeno un’idea dell’indicibile, di…
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