Il canto XXXIII, il più nero di tutto l’inferno, comincia nel XXXII. Siamo sempre nell’Antenora, fra i traditori della patria, ma ora anche quel livello di perversione è trasceso: è come se dalla viscere di quel nome, patria, che significa la terra del padre, emergesse un grumo di male ancor più profondo e spaventoso, l’ annientamento della paternità.
Fu De Sanctis a usare l’espressione «tragedia della paternità» per definire la storia del conte Ugolino, e la formula critica è sicuramente adeguata, ma per evitare di ridurne la portata in chiave romantica occorre comprendere quale ne sia il fondamento. Ugolino non rappresenta solo la vittima dell’impossibilità – tragica, appunto – di adempiere al compito di padre, ma raffigura in se stesso la distruzione del Padre, la sua satanica negazione. Con lui siamo finalmente giunti al buco nero che inghiotte ogni realtà, alla radice del mysterium iniquitatis di cui abbiamo…
View original post 540 altre parole