Quando si arriva a Catone i commentatori e gli insegnanti spesso si ingolfano in problemi inesistenti, come quello del suo suicidio o della presenza di un “buon pagano” fuori dal limbo. A volte ritengono necessario chiamare in causa un importante saggio di Erich Auerbach e presentare agli alunni l’interpretazione figurale di Catone che vi è contenuta (confesso di averlo fatto anch’io da giovane).
Le cose forse sono più semplici: il suicidio nel caso del Catone dantesco c’entra ben poco, come capisce al volo chiunque conosca il significato dell’espressione “dare la vita”. Semmai questo può essere un problema, e una domanda educativa da porre ai nuovi lettori della Commedia: sappiamo noi oggi che cosa vuol dire dare la vita? Pensiamo noi che la vita possa (e in certi momenti debba) essere data? E a chi? Siamo coscienti del fatto che, d’altro canto, a noi la vita è stata…
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