Abbiamo già notato, di sfuggita, che la prima cosa da fare, qui nel Purgatorio, non è mettersi a scalare la montagna, come forse noi, se fossimo finalmente usciti dall’inferno, penseremmo. Secondo l’ordine impartito da Catone, la prima cosa è scendere fino alla riva del mare per per compiervi un duplice rito: purificarsi e cingersi col giunco. Mentre i due pellegrini vi si recano, avevamo colto un’ombra di perplessità nel loro andare: Noi andavam per lo solingo piano / com’om che torna a la perduta strada, / che ‘nfino ad essa li pare ire in vano (I, vv.118-120). “Quand’è che si comincia a camminare sul serio?”. La stessa identica nota il poeta la intona all’inizio del II canto, con un parallelismo che più voluto di così non potrebbe essere: Noi eravam lunghesso mare ancora, / come gente che pensa a suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora
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