I versi 100-102 del V canto si possono leggere in due modi. Uno è quello che, da umile scudiero della più grande dantista dell’ultimo secolo, Anna Maria Chiavacci Leonardi, ho adottato io: «Quivi perdei la vista e la parola; / nel nome di Maria fini’,» – cioè morii – «e quivi / caddi, e rimase la mia carne sola.»; l’altro, difeso anch’esso da illustri studiosi di Dante, che legge: «Quivi perdei la vista, e la parola / nel nome di Maria finì, e quivi / caddi, e rimase la mia carne sola.».
Fiorenza, gentile compagna della comitiva dantesca che per la poesia ha sensi finissimi, sostiene animosamente quest’ultima lettura, in questo intervento che si può già leggere nei commenti al post del 6 novembre. Poiché penso che alcuni leggano i post ma non i commenti, lo metto anche qui, perché è troppo importante perché non venga conosciuto.
«”Quivi perdei la…
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