Non abbiamo detto ancora abbastanza sul metodo delle tre lezioni sull’umiltà, che è strepitoso. Dopo aver premesso che l’arte di quelle tre scene ad altorilievo che contempla sulla parete della prima cornice è tale che non solo Policleto ma la natura stessa «ne avrebbe scorno», Dante insiste a più riprese sull’effetto sconvolgente che esse provocano su di lui. Si tratta di un vero e proprio conflitto cognitivo: «[L’angel] dinanzi a noi pareva sì verace / quivi intagliato in un atto soave, / che non sembiava imagine che tace. // Giurato si saria ch’el dicesse / […] e avea in atto impressa esta favella […]» (vv. 37-43); e poi: «a’ due mie’ sensi / facea dir l’un ‘No’, l’altro ‘Sì, canta’. // Similmente al fummo de li ‘ncensi / che v’era imaginato, li occhi e ‘l naso / e al sì e al no dicordi fensi» (vv. 59-63); e ancora:…
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