Immaginate una bella donna (che intanto è sempre un bell’immaginare) o, se le gentili lettrici preferiscono, un bell’uomo. Una persona che sia cresciuta sentendosi dire sempre, da tutti, “come sei bella! come sei bello!”. E non solo in quel modo universalistico e generico in cui lo si dice un po’ a tutti i bambini piccoli, ma in quell’altro, particolare, distintivo e preferenziale che passati i primi anni si riserva solo a pochi, ma che anche i piccoli si avvezzano subito a riconoscere. Oppure immaginate un uomo o una donna molto intelligenti, evidentemente superiori per intelletto al “gregge“ dei loro vicini (“egregi”, quindi, secondo etimologia). Tutti faticano e sudano le sette camicie per rabberciare in qualche modo la versione di greco o venire a capo del problema di matematica, e lui o lei ci danzano sopra con irrisoria facilità. Tutti e tutte si agghindano come possono, sino allo spasimo, pur di…
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