Una buona educazione (ed anche una buona didattica) parte di solito dal bene: dal positivo, non dal negativo; da quello che c’è, non da quello che manca; dal riconoscimento e dall’approvazione di ciò che è corretto, non dalla correzione dell’errore. Per questo è quanto mai significativo che nel “percorso formativo” di ciascuna cornice del Purgatorio sia prevista per Dante prima la contemplazione della virtù che li si va a riguadagnare e poi un’attenta ricognizione dell’esito del peccato da cui ci si libera. La meditazione sull’errore, come sa chiunque abbia fatto scuola, benché secondaria e non primaria nel processo educativo, non è tuttavia meno importante e, se viene fatta al momento giusto, può essere condotta in modo efficace senza impiegarvi troppo tempo, come Dante mirabilmente ci mostra in questi versi del XII canto. Dopo tutto quello che abbiamo imparato, sulla superbia e sull’amore che la vince, da Maria, Traiano e Davide…
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