Nella Commedia è proprio come nella vita: distratti da cose sgargianti e clamorose, se non stiamo attenti perdiamo di vista l’essenziale. Il lettore del canto XIV, preso dalle bestiali, sanguinose vicende toscane e immalinconito dalla decadenza della Romagna, rischia (soprattutto se è toscano o romagnolo!) di smarrire il filo del discorso dantesco sull’invidia. Si dirà che la “colpa” è dell’autore stesso, che ci incalza con degli stimoli così forti che è quasi impossibile che la nostra mente non ne sia catturata. Come quando apriamo le finestre sul mondo, tramite i media, e la realtà ci assale, con il carico immane delle sue emergenze enormi e insostenibili, ci incalza una cacofonia di vociferanti appelli che chiedono tutti la nostra esclusiva attenzione, e noi, smarriti, non sappiamo cosa guardare, a chi dar retta; siamo arpionati da ciò che sul momento fa più clamore (la breaking news, si dice nell’orrido idioma…
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