Qui, nel XXII canto, Stazio ci insegna come si legge. Impariamo da lui che non si legge mai unicamente per piacere. A dire il vero, ce lo aveva già fatto capire Francesca, nel V dell’Inferno («noi leggiavamo un giorno per diletto / di Lancialotto come amor lo strinse» … e abbiamo visto com’è andata a finire), ma forse allora non ci abbiamo fatto abbastanza caso. Ora però è chiaro che non si legge mai impunemente.
Oggigiorno, disperati per il tracollo della parola di fronte alla marea di immagini (brutte, per lo più) che travolge le nostre menti e le nostre vite, genitori e maestri son sempre pronti a festeggiare ogni e qualsiasi lettura che si riveli gradita ai loro pargoli; e chi di noi, diciamo la verità, non simpatizza subito, d’istinto, con il raro giovane che talvolta scorgiamo tra la folla intento a leggere un libro, in…
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