In questo piccolo blog, di regola, il pane lo facciamo in casa, buono o scadente che sia. La farina è quasi sempre di sacchi altrui (quello di Dante in particolare), ma a setacciarla, impastarla e cuocerla ci penso io. Faccio un’eccezione quando mi imbatto in qualcosa di così importante e così ben detto che la cosa più sensata è semplicemente ricopiarlo.
È il caso di questa lettera che un mio amico, che si chiama Andrea Alberti, ha mandato al Corriere Cesenate, il settimanale della nostra diocesi. Mi pare che dica tutto. Tutto quello che serve veramente, intendo. E lo dice perfettamente, con un accento di verità per me ineludibile. È una testimonianza, ma non nel senso soggettivistico, per non dire intimistico e sentimentale, in cui talvolta oggi si riduce questo termine; lo è nel senso forte, originario, della parola, che è quello di matrice giuridica: il racconto di…
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