
Nessuno sa con precisione quante persone siano morte tentando di scalare l’Everest, però si stima che attualmente sulla montagna più alta del mondo ci siano almeno duecento corpi senza vita. I resti di coloro che periscono nel tentativo di raggiungere la vetta, infatti, raramente vengono rimossi e seppelliti, a causa dell’altezza e delle estreme condizioni atmosferiche. Andarli a prendere implicherebbe costi altissimi e il rischio di morte per altre persone. Il risultato è che l’Everest è pieno di cadaveri, alcuni dei quali ben conservati, sempre a causa delle basse temperature.
Uno tra i corpi più famosi è quello di “Green Boots”, morto assiderato negli anni Novanta, i cui resti sono stati per circa due decenni una sorta di pietra miliare per gli altri scalatori. Green Boots (il soprannome deriva dal fatto che indossava degli scarponi verdi) probabilmente era l’indiano Tsewang Paljor, scomparso sull’Everest durante una tempesta del 1996: trovò rifugio…
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